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La Ciucia: Bruna Barbieri e la sua Vita Straordinaria a Livorno

L’unica fotografia di Bruna Barbieri, detta “La Ciucia”
  • nome:
    Bruna
    Barbieri
  • alias:
    La Ciucia
  • status:
    Aiutare gli altri
  • nascita:
    21 Gennaio 1911
    Livorno
  • morte:
    1944
    Livorno (?)
  • motivo di morte::
    sconosciuto
  • reparto:

    ignoto

  • genitori:
    Armando Barbieri
    Elettra “Narcisa” Bois
tag:

Bruna Barbieri, conosciuta affettuosamente come “La Ciucia”, è una figura leggendaria nella storia di Livorno.

Il suo nome è diventato parte del linguaggio comune, tanto che un detto popolare nella città dice: “sei vestito ‘ome la ciucia”, riferendosi a chi esce di casa trascurando il proprio aspetto.

Nata a gennaio del 1911 nel quartiere Venezia di Livorno, Bruna crebbe in un’epoca segnata da povertà e ingiustizie. Il quartiere Venezia, così chiamato per i canali artificiali che lo attraversavano, era all’epoca una zona deprivata, con edifici senza acqua corrente, fossi maleodoranti e una lotta quotidiana per l’acqua potabile. La fame era una realtà palpabile, con lavoratori portuali e operai che guadagnavano appena abbastanza per sopravvivere. Bruna proveniva da una famiglia numerosa, con la madre Elettra (detta “Narcisa”), i nonni e cinque fratelli, di cui il più grande, Renato (noto come “Attao”), diventerà una figura mitologica di Livorno.

La Ciucia: la malattia e i fascisti

La vita di Bruna prese una svolta significativa quando, a nove anni, contrasse una grave malattia, probabilmente encefalite letargica, che la portò in uno stato di coma per quaranta giorni. Quando si risvegliò, raccontò di aver udito voci che le dicevano di aiutare gli altri, considerando questa la sua missione nella vita. Questa malattia la lasciò con segni fisici indelebili, tra cui una leggera claudicazione e uno strabismo, oltre a possibili effetti neurologici.

Nel contesto storico dell’epoca, l’Italia stava attraversando un periodo di tensioni sociali e politiche, con il fascismo che guadagnava terreno. Tuttavia, Livorno era un focolaio di attività socialiste e comuniste, con Bruna che abbracciava l’anarchismo e criticava apertamente Mussolini. Il suo spirito ribelle la portò a essere internata più volte nell’ospedale psichiatrico di Volterra, su ordine del Prefetto, in quanto il regime fascista associava l’atto di ribellione politica ad un vero e proprio disturbo mentale, il che comportava l’internamento coatto in strutture psichiatriche.

La vita di Bruna cambiò quando il gerarca fascista Costanzo Ciano decise di incontrarla. Fu un momento straordinario per Bruna, che proveniva da un mondo di povertà e deprivazione. Ciano la invitò nella sua dimora lussuosa ad Ardenza, dove Bruna fu accolta con tè e pasticcini. Fu durante questo incontro che Ciano, notando le condizioni dei suoi denti, insistette affinché fossero curati. Così, acconsentendo alla richiesta del gerarca fascista, Bruna poté mostrare una dentatura completamente rinnovata agli sgherri fascisti che minacciavano di arrestarla. Da quel momento in poi, Ciano la sostenne fornendole beni da distribuire ai bisognosi, utilizzando involontariamente Bruna come strumento di propaganda.

La Ciucia e la sua generosità leggendaria.

Organizzava gite balneari per i bambini poveri, portandoli al Calambrone e offrendo loro cibo. Durante la guerra, divenne una maestra d’asilo improvvisata per i bambini del quartiere, portandoli a scoprire luoghi interessanti e ascoltando favole e leggende. La sua determinazione nell’aiutare i bisognosi la portò a costringere i commercianti di piazza Cavallotti a donare cibo e materiali.

Nonostante la sua straordinaria dedizione alla beneficenza, Bruna Barbieri visse una vita semplice e vestì sempre in modo modesto, mantenendo un aspetto trasandato. La sua unica richiesta era l’affetto e l’attenzione delle persone che circondavano.

La Ciucia: la fine avvolta nel mistero.

Nel 1944, durante la seconda guerra mondiale, scomparve misteriosamente a soli 33 anni. Ci sono varie teorie sulla sua scomparsa, ma nessuna conferma definitiva. Alcuni dicono che sia morta su una mina mentre cercava di tornare a Livorno con le truppe americane, altri affermano di averla vista fucilata dai tedeschi in fuga. Tuttavia, la sua famiglia dichiarò la sua morte negli anni ’50, e oggi una tomba vuota con la sua foto si trova all’ingresso del cimitero dei Lupi.

La storia di Bruna Barbieri, La Ciucia, è un racconto di generosità, coraggio e ribellione in un’epoca di povertà estrema e ingiustizia sociale. Il suo spirito altruista e la sua dedizione alla causa dei bisognosi rimangono un esempio di umanità e solidarietà, e la sua figura continua a ispirare la città di Livorno e oltre. Forse, come suggerisce una teoria, Bruna ha continuato a fare del bene in segreto in qualche parte del mondo, perpetuando il suo spirito di aiuto e compassione.

Epitaffio di Bruna Barbieri, detta "La Ciucia": "In ricordo di Bruna Barbieri detta la ciucia nata e vissuta nel rione della venezia anima pura, cuore generoso esempio di rara generosita dispersa fra le atrocita dell'ultima guerra"
Epitaffio di Bruna Barbieri, detta “La Ciucia”: “In ricordo di Bruna Barbieri detta la ciucia nata e vissuta nel rione della venezia anima pura, cuore generoso esempio di rara generosita dispersa fra le atrocita dell’ultima guerra”

Ringraziamenti

Concludiamo ringraziando Tiziana Savi, pronipote di Bruna, e consigliando la lettura del suo meraviglioso libro “La Ciucia per tutti, Bruna per noi” (Books&Company, 2008) per approfondire la fantastica storia di Bruna Barbieri.

La Ciucia: Bruna Barbieri e la sua Vita Straordinaria a Livorno
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