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L’avv. Giulio Bianchi (1914)

L’avv. Giulio Bianchi articolo del corazziere del 1914 – pagina 1
  • Data di pubblicazione:
    12 Luglio 1914
  • Titolo:
    L’avv. Giulio Bianchi (1914)
  • Testata giornalistica:
    Il Corazziere

L’avv. Giulio Bianchi (1914)

Il prof. avv. Giulio cav. Bianchi chiamato a reggere i non facili destini della sua città natale, lascia, con dolore, la Presidenza della Congregazione di Carità dopo anni di una sapiente amministrazione.

Ed umano che cosi sia, quando Egli ha dedicato le migliori sue cure per accrescere il prestigio dell’ Ente rialzando le sorti di tutti gli istituti dipendenti, rendendo forte ed importante la sua massima opera, la prima della città, il Manicomio.

Uomo di concezioni larghe e profonde, senza incertezze, in una mirabile fusione di idee coll’elemento tecnico, ha saputo affrontare problemi difficilissimi da alcuni ritenuti insolubili.

Assestato il biancio, rassicuratone la consistenza con operazioni e contratti che sono solo patrimonio di amministratori evoluti e coscienti, ha potuto disporre di mezzi che hanno portato il nostro manicomio all’altezza dei primi d’Italia.

Amministratore prudente ed oculato ha saputo anche respingere il concetto di vivere la vita del giorno, quella vita che immiserisce e fiacca con le energie umane le risorse dei bilanci.

Portò a capitolare le Provincie per ottenere un aumento di retta che ha permesso di rispondere ai più alti ooncetti della tecnica.

Cosi durante la sua amministrazione furono costruiti importanti padiglioni (Zacchia, Kork [Koch N.d.R.], Livi, Verga, Lombroso, Castiglioni) altri edifici furono completamente trasformati per ricovero alienati (Kraepelin) o per dare vita a importanti colonie agricole, che istituti di grido invidiano (Zani, Esquinel [Esquirol N.d.R.], Morselli).

E tuttociò egli fece con appaltatori quando c’ è stata la necessità. di far presto e la mole da costruire era grandiosa; si servì dell’opera dei ricoverati in costruzioni di minore importanza o quando l’urgenza non incalzava.

Cosi forte delle disposizioni di legge intorno al lavoro degli alienati nei Manicomi, assimilato completamente il concetto tecnico-sanitario del lavoro elemento di cura e coefficiente che salvava dal naufragio la personalità del malato di mente, non più quantità trascurabile e disutile, con tranquilla coscienza con intima gioia, che sempre ha condiviso coi sanitari, vide sorgere per mano di alienati il Kock [Koch N.d.R.], il Lombroso, il Livi, l’Esquinol, il Castiglioni.

E se il Verga nella sua perfetta armonia tecnica fu premiato alla recente esposizione internazionale d’igiene in Roma con diploma d’onore, medaglia d’oro e targa d’onore, Egli ha avuto la sua piccola soddisfazione di apprendere che il Livi, più modesto ma non certo inferiore nel concetto, fatto esclusivamente dagli alienati, ed in questi giorni ultimato, fu lodato dai Maestri d’Italia e più che tutto «per l’ardimento con cui si era condotta a termine opera che nessun amministratore ed alienista aveva mai tentato e con la non disprezzabile economia del 60%».

Egli abbandona la Presidenza ma lascia una profonda traccia che dovrà ineluttabilmente essere seguita.

Nuove costruzioni da farsi con l’opera degli alienati, sono già iniziate; sono gettate le fondamenta di un grandioso padiglione per criminali ed agitati, altre per nuovi opifici una chiesa pei bisogni del culto si eleva di alcuni metri.

E per tutti questi lavori murari parla eloquentemente uno stanziamento in bilancio.

Ha concesso il maggiore impulso al lavoro nelle officine elettriche, di fabbro, di falegnami, di calzolai; nell’istituto si produce tutto; questo vive della sua vita anche per lavori di materassai, sartoria e per qualunque riparazione e manutenzione.

Nè un tentennamento ha avuto di fronte ad un’altra ardita concezione tecnica, cosi da permettere che il Manicomio di Volterra sia il primo (ed ancora il solo) nel quale si sia tentato l’esperimento (sanato da due anni) di una colonia agricola indipendente, autonoma (Esprinel [Esquirol N.d.R.]) che fu lodata in una recente pubblicazione del Tamburini.

Dovunque anche in vecchi fabbricati, sotto la sua amministrazione, è corso un soffio di modernità : dalle sezioni alla cucina alla lavanderia.

Dappertutto termosifoni, luce elettrica, impermeabilipà dei muri e dei pavimenti; lavanderia meccanica, scingatoi ad aria calda, sterilizzatrice del mobilio e delle biancherie.

Bagni numerosissimi in tutte le sezioni ad acqua calda a corrente continua; gabinetti dotati dei più moderni e perfetti metodi di cura, dotazione annua per la manutenzione e l’incremento degli stessi e dei completi laboratori scientifici.

E con queste spese ingentissime Egli ha trovato modo di liquidare vecchi e gravosi debiti, di impostare nuovi ammortamenti e di dare un saggio organico all’Istituto migliorando assai le condizioni del personale per quanto molto si approvasse il bilancio; né dimenticò gli impiegati dell’amministrazione ed i sanitari, tutti i dipendenti indistintamente, non hanno che a lodarsi dell’opera sua.

Ebbene egli andandosene può dire che lascia un bilancio sano,
veritiero, elastico.

Nè minore è il bene che Egli ha fatto agli Istituti minori e primo il Ricovero di Mendicità che oggi assume una speciale importanza.

Questo amministratore accorto, sapiente e geniale senza dubbio sarà apprezzato dalla cittadinanza nel nuovo ufficio che è stato chiamato a coprire e fin d’ora noi auguriamo nelle finanze del Comune un assetto pari al cammino ascenzionale del Manicomio sotto l’egida di Giulio Bianchi.

L’avv. Giulio Bianchi – Articolo originale del 1914

L’avv. Giulio Bianchi (1914)