Senza dubbio fu il fatto che la città fosse esente dalla tassa sul pane e sul sale; ciò permise l’abbassamento della retta per i degenti, contribuendo in modo significativo alle richieste di ricovero nella cittadina toscana, più conveniente economicamente rispetto ad altri istituti.
Ciò comportò necessariamente l’adeguamento della struttura alle nuove richieste di capienza; fu sempre sotto la direzione Scabia che, nell’ottica della cura e tramite appunto l’ergoterapia, i pazienti stessi furono impiegati come forza lavoro anche nella costruzione dei nuovi edifici, pronti ad accogliere nuovi malati.
Si deve sempre all’impronta fortemente moderna della gestione di Scabia, quella che si direbbe oggi manageriale, la costruzione della rete elettrica e fognaria, attrezzature sostanziali per l’autonomia e lo sviluppo dell’ospedale, che resero il complesso una sorta di villaggio, per giunta sempre più indipendente e via via ricco di nuovi edifici: panificio, lavanderia, falegnameria, etc., fino a raggiungerne, nel 1974, quattro anni prima con l’avvento della Legge Basaglia e verso la fase di chiusura, un totale di oltre trenta, comprensivi di padiglioni per degenti (venti in totale) e per le varie attività; restano fuori dal novero gli appartamenti del personale al di fuori della Casa Medici e del comprensorio della cittadella-ospedale.
Un altro passaggio significativo avvenne nel 1948 quando, con la direzione del commissario prefettizio Pintor Mameli, resasi necessaria dopo anni di difficile gestione, i padiglioni Bianchi e Chiarugi vennero destinati alla rieducazione dei minori.
A distanza di tempo, pochi anni prima dei venti di cambiamento del ’68, si iniziò a ripensare la psichiatria e la terapia ad essa correlata, in un’ottica non più gerarchica e ben oltre la custodia e la sorveglianza, in un tentativo di riorganizzazione, modernizzazione e sperimentazione organizzative che vide poi il coinvolgimento di artisti nell’operazione “Volterra’73”, che tuttavia non suscitò l’esito sperato.
Con l’entrata in vigore della Legge Basaglia (legge 180/1978) l’ospedale Psichiatrico andò via via dimettendo i pazienti, preparandosi alla chiusura e trasformandosi, per quanto riguarda alcuni edifici, in casa-famiglia per l’accoglienza degli ex degenti, nella prospettiva della riacquisizione dell’autonomia e della conseguente riabilitazione a carattere sociale.