Skip to main content

Si getta dal treno in corsa mentre lo traducono in manicomio (1949)

Si getta dal treno in corsa mentre lo traducono in manicomio
  • Data di pubblicazione:
    28 Settembre 1949
  • Testata giornalistica:
    Gazzetta Sera

Il pazzo criminale era stato acciuffato pochi giorni fa nascosto in un convento — Fuggito dal reclusorio di Volterra e riparato a Torino, da quattro anni faceva l’ortolano tra le brave suore ignare del suo passato.

Tre giorni fa, mentre da Torino veniva tradotto a Volterra, il detenuto Giovanni Domenin, di 58 anni, nativo di Vignale Monferrato, si dava alla fuga gettandosi dal treno in corsa dopo la stazione di Solero, ma veniva poco dono arrestato dai carabinieri di scorta, scesi a loro volta dal convoglio.

Il detenuto, rimasto leggermente ferito nella caduta, veniva ricoverato al nostro ospedale civile e giudicato guaribile in una decina di giorni.

Una vita alquanto avventurosa ha avuto finora il Domenin.

Per circa una decina di anni fu a servizio, in qualità di ortolano, presso la signora Delia Sottero, abitante in Torino, strada di Superga e nel 1942, in seguito a un diverbio sorto con la sua padrona in merito al pagamento del salario, la colpiva al capo con un bastone, producendole lesioni fortunatamente non gravi.

Per tale reato veniva condannato dalla Corte d’Assise di Torino, che lo ritenne infermo di mente, a due anni e mezzo di ricovero nel manicomio criminale di Volterra, da dove, però, riusciva a fuggire nel maggio ’44.

Dopo aver peregrinato in vari centri, egli si aggregava alle formazioni partigiane «Mauri» operanti nell’Albese, ove si distingueva per valore e disciplina.

Dopo la liberazione, il Domenin riusciva a farsi assumere quale ortolano presso un convento di suore francescane a Torino, nella zona di Valsalice, dove infine, veniva recentemente scoperto e nuovamente arrestato.

Fuggiva ancora l’altro giorno mentre veniva tradotto al manicomio di Volterra. Il Domenin, dopo due giorni di degenza all’ospedale, e stato passato nel locale manicomio e si ritiene, essendo considerato non più infermo di mente, che sia prossima la sua liberazione.

Si getta dal treno in corsa mentre lo traducono in manicomio (1949)