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Dopo la fuga sui tetti il rifugio in un abbaino (1950)

  • Data di pubblicazione:
    11 Agosto 1950
  • Titolo:
    Dopo la fuga sui tetti il rifugio in un abbaino (1950)
  • Testata giornalistica:
    Corriere della Sera

Dopo la fuga sui tetti il rifugio in un abbaino

« Dormiva » sotto una coperta di lana il ricercato, ma la Polizia non si lasciò ingannare

Continuano le indagini della squadra Mobile cui conto del romano Umberto Mancini di Cesare, di 37 anni, arrestato recentemente dal commissario Nardone in una trattoria di via Vigevano.

Come e stato a suo tempo riferito, il Mancini, evaso, nel dicembre dello scorso anno, dal manicomio criminale di Volterra, si era rifugiato in Alta Italia, soggiornando preferibilmente a Genova e nella nostra città.

A Milano il Mancini, che per sfuggire alle ricerche della polizia, aveva adottato un nome «d’arte»: Pietro Fantini, aveva stretto amicizia con il ventiquattrenne Giambattista Moriggia di Giuseppe, che era solito spacciarsi, con una notevole dose di impudenza, per il figlio di un noto editore milanese.

Ma alla polizia non era sfuggita la presenza a Milano del Mancini, e il commissario dott. Greco, dirigente della Squadra Moblle, aveva dato disposizioni perché il pericoloso individuo venisse catturato.

L’arresto del Mancini avveniva — come é stato detto — in una trattoria di via Vigevano. e insieme con lui incappava nella rete della giustizia anche il Moriggia.

Dovendo rispondere di una lunga serie di furti, commessi soprattutto a Genova, costoro venivano immunediatamente tradotti In quella città.

Ma la polizia milanese proseguiva ugualmente le Indagini, anche perché si aveva ragione di pensare che tanto il Mancini quanto il Moriggia non fossero del tutto all’oscuro di un furto patito dallo svizzero Roger Frej di Teodor, residente a Zurigo.

Il Frej, Il giorno prima dell’arresto dei due compari, si era fermato con la propria automobile in piazzale Baracca ed era entrato in un esercizio pubblico per sorbire un caffè.

Al ritorno aveva contestato che, durante la sua assenza, qualcuno aveva infilato il braccio attraverso il finestrino aperto dell’auto, e sl era impadronito al una valigia di cuoio, nella quale erano una macchina per ripresa cinematografica, due macchine fotografiche, nonché apparecchi fotoelettricl e di preciasione.

Il Frej, recatosi In Questura per denunciare il furto, aveva lamentato un danno di oltre un milione.

Al termine di una rapida inchiesta, li dott. Nardone riusciva ad appurare che autori del furto in danno dello Svizzero erano stati appunto il Mancini, il Moriggia ed un terzo compare, tale Egidio Cereda di Luigi, trentasettenne, dimorante nella nostra città, in via G. B. Piazzetta 28.

Anche il Cereda non doveva a lungo conservare la libertà: giungeva infatti notizia da Biella che egli era stato colà arrestato per il furto di una motoleggera.

Ma alla polizia interessava principalmente di ricuperare la merce trafugata al Frej e di smascherare il ricettatore.

Dopo una paziente opera di «scandaglio» negli ambienti della malavita, gli agenti della Mobile venivano a sapere che la refurtiva era stata acquistata, per sole diecimila lire, dal cinquantenne Armando Codassa fu Sante, abitante in via Volvinio 1.

Quest’ultimo, forse presagendo una a «visita» per nulla gradita, si allontanava tempestivamente da casa, facendo perdere le proprie tracce.

Comunque, le indagini avevano fatto un passo avanti: la merce dello Svizzero poteva essere rintracciata e consegnata al legittimo proprietario.

A questo punto, la polizia sl metteva sulle piste di colui che aveva fatto da “intermediario” fra il Mancini e il Codassa, il quarantasettenne Pierino Quarto fu Ambrogio, domiciliato in via Lodovico Muratori 48.

Costui, non appena gli agenti bussavano alla sua porta, da una finestra prendeva con agilità scimmiesca, la via dei tetti, andando e rifugiarsi in un abbaino, abitato da una vecchietta.

Il Quattro, entrato in quella maniera insolita nel domicilio altrui, vestito com’era, si sdraiava su un letto coprendosi, nonostante il caldo di agosto, con una coperta.

Ma di lì a poco gli agenti, che avevano scoperto il nascondiglio del fuggiasco, destavano piuttosto duramente il falso dormiente, che ora ha un meno comodo giaciglio a San Vittore.

Dopo la fuga sui tetti il rifugio in un abbaino – l’articolo originale del 1950

Dopo la fuga sui tetti il rifugio in un abbaino (1950)