La cura, l’attenzione, forse è questo che cerca disperatamente nel suo silenzio vivo di parole “in collegamento” col muro del Ferri il nostro Oreste Fernando Nannetti: e la incontra: non solo nella terapia, ma soprattutto, man mano che procede nel suo lavoro, nella figura di Aldo Trafeli, uno degli infermieri del padiglione, colui a cui si deve la “riabilitazione” di NOF4.
Trafeli osserva, cerca di entrare in contatto, e alla fine decifra: è a lui, e allo scultore Mino Trafeli che si deve il grande lavoro che porta alla pubblicazione dell’opera di NOF4 nel 1985, per iniziativa dell’Usl 15 di Volterra.
Ne consegue l’interesse da parte dell’Istituto di linguistica computazionale di Pisa, di Antonio Tabucchi poi, le cui parole, sembra, abbia particolarmente gradito lo schivo NOF4.
La pubblicazione poi potrebbe fruttare un’ingente quantità di denaro al Nannetti che però rifiuta: non gli interessano i soldi, a lui interessa la dignità, e il suo “monumento” è quello di pietra, su al Ferri.
Un legame indissolubile, questo: Nannetti torna spesso al Ferri, quando ormai il cancello per lui si è da tempo aperto, quanto è ormai libero, per continuare la sua opera, il suo “monumento“.
Grazie al suo straordinario potere telepatico varca i confini della Toscana, dell’Italia: a lui si interessa anche la Svizzera: il suo graffito è considerato oggi un capolavoro e come tale inserito fra la collezione del museo di Art Brut di Losanna.
E se il muro del Ferri, oggi in stato di abbandono, rischia di disperdere la voce di Oreste Fernando Nanetti, è grazie ad Andrea Trafeli, figlio di Aldo, e all’associazione “Inclusione graffio e parola onlus” che se ne continua a tramandare memoria, attraverso iniziative a vario titolo, in un continuo battersi perché questa storia non smetta di esser raccontata.