Skip to main content

Dottor Luigi Scabia (1868-1934)

Direttore dell’ospedale psichiatrico di Volterra

Dottor Luigi Scabia: la formazione

Il dottor Luigi Scabia, nato a Padova il 16 luglio 1868, è stato una figura di spicco nel campo della medicina e della psichiatria italiana. La sua formazione accademica ebbe inizio presso l’Università di Padova, dove ottenne la laurea in medicina nel mese di luglio 1893. Durante il periodo universitario, Scabia dimostrò un notevole impegno accademico e ricevette la prestigiosa borsa di studio Engheschi, che gli consentì di proseguire i suoi studi senza eccessive preoccupazioni finanziarie.

Già durante la sua formazione, mentre era ancora uno studente, Scabia si distinse per la sua particolare inclinazione verso l’indagine e lo studio della complessità della mente umana. Si dedicò intensamente alla Clinica Psichiatrica e sviluppò una chiara vocazione per l’approfondimento dei misteri della mente.

Questi anni di formazione avvennero in un contesto storico tumultuoso per l’Italia, che stava cercando di consolidare la sua unità e di modernizzarsi come nazione. Era un’epoca caratterizzata da scandali bancari, corruzione politica e agitazioni sociali dovute alle difficili condizioni di vita della classe lavoratrice. Inoltre, l’Italia stava intraprendendo la sua prima avventura coloniale, con tutte le conseguenze e le sfide che ne derivavano.

Il Giovane Dottor Luigi Scabia
Il Giovane Dottor Luigi Scabia

L’Università di Padova era allora influenzata dalla corrente positivista, con il noto filosofo italiano Roberto Ardigò che insegnava filosofia presso l’ateneo. Questa corrente positivista, più che una semplice dottrina filosofica, rappresentava un metodo di ricerca basato sull’esperienza come criterio di verità. Scabia abbracciò questo approccio e considerò l’esperienza come la fonte primaria del sapere e l’unico criterio per stabilire la verità.

Influenzato dal positivismo e da figure come Ardigò, Scabia si interessò anche all’antropologia, alla criminologia, alla biologia e alla psicologia. Questi studi ebbero un impatto significativo sulla sua carriera e sulla sua comprensione della mente umana. Inoltre, la sua visione scientifica fu arricchita dalle influenze di Lombroso, Ferri, Livi e dalla scuola medica tedesca, che dominava ampiamente il panorama scientifico dell’epoca.

Nel marzo del 1894, pochi mesi dopo la laurea, Scabia fu incaricato di assumere temporaneamente l’incarico di secondo medico aggiunto presso il Manicomio di S. Clemente a Venezia, una posizione che fu successivamente confermata nell’agosto successivo. Nel novembre 1897, superando un concorso, ottenne la posizione di medico assistente presso il Manicomio provinciale di Genova a Quarto dei Mille, dove rimase fino all’aprile del 1900. Durante questo periodo, frequentò anche la clinica psichiatrica di Genova, diretta dal Prof. Morselli.

Nel 1900, attraverso un concorso, Scabia fu nominato direttore dell’Asilo dei dementi di Volterra, una carica che mantenne fino a pochi mesi prima della sua prematura morte. Durante la sua direzione, trasformò con grande ingegno questo modesto istituto in un moderno e rinomato Manicomio, lasciando un’impronta duratura nel campo della psichiatria italiana. La sua dedizione alla scienza, la sua passione per la ricerca e la sua influenza positivista lo resero una figura di spicco nel suo campo e un personaggio di riferimento nel panorama intellettuale dell’Italia dell’epoca.

Dottor Luigi Scabia a Volterra

Durante la sua lunga direzione dell’Ospedale Psichiatrico di Volterra, il Prof. Luigi Scabia lasciò un’impronta indelebile sulla struttura e sulle attività dell’istituto. Il suo mandato, iniziato nel 1900 e durato fino al 1934, coincise con un periodo di grande effervescenza e cambiamenti nella città di Volterra.

In quegli anni, il periodo giolittiano stava per prendere il via, portando con sé nuovi sviluppi nella politica nazionale. A Volterra, si stava verificando un risveglio del movimento socialista, con la predicazione anarchica di Pietro Gori e un generale rinnovamento culturale. L’arrivo del Vescovo Mignone alla fine del primo decennio del secolo portò cambiamenti anche tra i cattolici, che diedero vita a vivaci polemiche attraverso il loro settimanale “La Scintilla”, scontrandosi con il giornale monarchico-liberale “Il Corazziere”. In questo vivace contesto culturale e politico, il giovane professore Scabia fu accolto con simpatia e cordialità dalla classe dirigente e dalla società bene di Volterra.

Dopo dieci anni di intensa attività a Volterra, nel 1910 il Cav. Giulio Bianchi, presidente dell’Amministrazione del Frenocomio di Volterra, nel presentare un importante volume sull’opera svolta da Scabia, lo descrisse come “zelante e geniale”. Questo decennio di leadership vide significativi progressi per l’istituzione, che sotto la guida di Scabia compì passi da gigante.

Luigi Scabia
Il Dottor Luigi Scabia (Illustrazione tratta da “il Porcellinoquindicinale democratico volterrano)

Leggendo le relazioni ufficiali dell’epoca, sembra di assistere all’epica realizzazione di uno di quei geniali costruttori di complessi ospedalieri in terre lontane. In questa impresa, emergono la fervente azione e la visione di un pioniere, di una personalità eccezionale, anche se talvolta considerato un po’ autoritario, simile ai capitani d’industria dell’Ottocento.

Sotto la guida di Scabia, nacque un vero villaggio ospedaliero sui colli e nella vallata vicino alla Chiesa di S. Girolamo. Nel 1902, l’istituto fu trasformato in un Ente morale con il nome di Frenocomio di S. Girolamo. Nel 1903, la villa Inghirami fu presa in affitto per ampliare le strutture.

Nacquero nomi insoliti per il profano, attribuiti ai vari padiglioni del complesso ospedaliero, che cresceva rapidamente. Nel 1895, fu costruito il padiglione Krafft-Ebing, successivamente ampliato e trasformato nella Villa Falconcini, ribattezzata Padiglione Kraepelin. Seguirono altri padiglioni sempre più moderni e funzionali, intitolati a figure di rilievo come Verga, Lombroso, Zacchia e altri, insieme a strutture come la Colonia agricola Zani, l’Officina elettrica e la Lavanderia Morel. Anche il Padiglione Morgagni fu costruito interamente dai pazienti. L’ospedale si espandeva rapidamente, includendo anche opifici, colonie agricole, casotti per l’allevamento delle oche e molte altre strutture.

Questo periodo vide un vero boom edilizio, senza precedenti nella storia di Volterra. Per citare alcuni esempi, durante la prima guerra mondiale, tra il 1916 e il 1918 furono completati i padiglioni Biffi, Vidoni, il vecchio forno, la cucina e il Reparto Esquirol. Successivamente, tra il 1926 e il 1935, furono costruiti i padiglioni Charcot, Caggio, Ferri, le Infermerie, i Magazzini, il Macello, la Lavanderia, i Laboratori scientifici, il Garage e altri reparti presso le aziende agricole Caggio e Tignamica.

Dopo la direzione di Scabia, furono costruiti solo altri tre o quattro edifici. Durante tutto questo periodo, l’opera di Scabia non si limitò alla costruzione di edifici, ma comprendeva anche l’instaurazione di contatti continui con le diverse amministrazioni provinciali per accogliere pazienti da varie parti d’Italia.

Dalle sue umili origini con poche decine di pazienti, nel 1934 il numero di pazienti era cresciuto fino a circa 3.700, dimostrando l’immenso contributo di Scabia nel campo della psichiatria e nell’assistenza ai malati mentali. Il suo zelo e la sua genialità hanno plasmato l’Ospedale Psichiatrico di Volterra in una struttura di rilevanza nazionale, rendendolo un punto di riferimento per la cura e l’assistenza ai pazienti affetti da disturbi mentali.

Dottor Luigi Scabia: lo scienziato

Il Prof. Luigi Scabia, oltre a trasformare l’Ospedale Psichiatrico di Volterra in una struttura all’avanguardia per la cura dei malati mentali, contribuì notevolmente alla sua organizzazione scientifica. Prima del suo arrivo, mancavano dati statistici positivi, cartelle individuali, registri e tabelle nosologiche, ma con lui iniziò una nuova era.

Dottor Luigi Scabia
Dottor Luigi Scabia

Nel 1902, una relazione dei Professori Bonfiglio e Tamburrini, successivamente ribadita dai Professori Cascaino e Morselli, descrisse l’Ospedale Psichiatrico come un vero “manicomio villaggio”. La posizione geografica era ottimale, con un ambiente aperto, una vista panoramica sulla valle dell’Era, e un senso di conforto che contrastava con l’idea di reclusione.

Il Prof. Scabia aveva una visione moderna riguardo al trattamento dei pazienti. Voleva che gli ammalati si sentissero liberi all’interno dell’istituto, liberi di girare per i viali del complesso ospedaliero come se fossero per le strade di una piccola città o nella campagna circostante, al di fuori del perimetro delle costruzioni. Questo concetto anticipava le moderne pratiche di recupero dei pazienti psichiatrici, che promuovono l’interazione sociale e l’autonomia.

Per sviluppare ulteriormente questa idea di villaggio autonomo, Scabia istituì officine interne, tra cui officine elettricisti, falegnamerie, botteghe per ciabattini, officine stagnini e fabbri, rendendo l’istituto autosufficiente in molti aspetti. Addirittura, per un certo periodo, fu introdotta una moneta interna che poteva essere spesa esclusivamente nell’acquisto di beni all’interno dell’ospedale. L’istituto aveva anche un ufficio postale autonomo.

Uno dei contributi scientifici più significativi di Scabia fu la promozione dell’ergoterapia o terapia del lavoro. Scabia riconosceva l’importanza del lavoro nell’occupare la mente degli ammalati, permettendo loro di concentrarsi su attività pratiche anziché essere passivi. Gli ammalati venivano impiegati in vari lavori, come quelli edili, nelle officine, nell’agricoltura e in altre attività sedentarie per coloro con una salute fisica più debole.

La ricreazione era anch’essa una parte importante della filosofia di trattamento di Scabia. Organizzava feste da ballo e recite, coinvolgendo ammalati, infermieri e personale sanitario in eventi sociali, permettendo così ai pazienti di esprimere le proprie emozioni in modo creativo.

Scabia pubblicò oltre quaranta lavori scientifici durante la sua carriera, trattando una vasta gamma di argomenti, tra cui la terapia delle malattie mentali, la guida all’infermiere dei malati di mente, l’uso dell’atropina nelle psicopatie e il ricambio materiale delle demenze, solo per citarne alcuni.

La sua opera ebbe riconoscimenti anche all’estero, con giornali e psichiatri stranieri che elogiavano il valore delle sue ricerche. Scabia contribuì in modo significativo alla modernizzazione della cura delle malattie mentali, trasformando l’Ospedale Psichiatrico di Volterra in un centro di eccellenza nella sua epoca.

Il Prof. Luigi Scabia era un uomo di molte passioni, tra cui la colorazione di vari tipi di alabastro, un hobby extraprofessionale che coltivava nel suo tempo libero. Era anche un appassionato di fiori, in particolare dei crisantemi, che faceva coltivare in tutto il complesso ospedaliero. La sua dedizione al lavoro e alla ricerca scientifica, insieme alla sua attenzione al benessere dei pazienti, ha reso il suo contributo all’Ospedale Psichiatrico di Volterra davvero prezioso e duraturo.

Gabriele D’Annunzio e il Dottor Luigi Scabia

La stima e l’ammirazione di Gabriele D’Annunzio per il Prof. Luigi Scabia furono evidenti durante la visita del poeta a Volterra nel 1909. D’Annunzio trasse ispirazione per il suo romanzo “Forse che si forse che no” dalla sua esperienza a Volterra e strinse un’amicizia ammirativa con il professore, come testimoniato da una lunga corrispondenza tra di loro, purtroppo in gran parte dispersa nel tempo. Durante la sua visita, D’Annunzio fece numerose domande dettagliate a Scabia, che lo assistette nella ricerca per il suo romanzo.

Nel romanzo, D’Annunzio descrisse Scabia come “l’uomo d’alto ingegno, di profonda coscienza e di rigidissima disciplina della reggia della Follia.” Le pagine del romanzo contengono anche annotazioni dirette tratte dalle osservazioni di D’Annunzio sull’Ospedale Psichiatrico, che mostrano il suo interesse per la vita all’interno dell’istituto.

Il Dottor Luigi Scabia e l’esperienza a Tripoli e Pisa

Nel 1912, il Ministero della Sanità affidò al Prof. Scabia l’incarico di organizzare i servizi per gli alienati nella colonia della Tripolitania, recentemente conquistata. Scabia si recò a Tripoli e rimase lì per circa sei mesi, adempiendo con successo ai suoi compiti.

Durante la prima guerra mondiale, Scabia fu chiamato a dirigere gli ospedali a S. Chiara a Pisa, compreso l’ospedale militare a S. Andrea, situato nei locali del Seminario. Durante questo periodo, fece costruire un raccordo ferroviario che consentiva ai vagoni di raggiungere direttamente l’ospedale, migliorando notevolmente l’efficienza del trasporto delle forniture.

Nonostante l’importanza dei suoi incarichi, Scabia continuò a ricevere solo il modesto stipendio dell’Ospedale Psichiatrico di Volterra e non ottenne alcuna indennità di trasferta o retribuzione supplementare.

Dopo la fine della guerra, nel 1919, il Prefetto di Pisa inviò il Prof. Scabia a combattere un’epidemia di vaiolo a Legoli, nel Comune di Peccioli. L’epidemia fu particolarmente grave, con un alto tasso di mortalità tra i colpiti. Scabia e suo figlio, un giovane aspirante ufficiale medico, combatterono l’epidemia isolati per un periodo. In seguito, Scabia ricevette la medaglia d’argento al merito della Sanità Pubblica per il suo coraggio e la sua dedizione nell’affrontare l’epidemia. Successivamente, fu coinvolto in interventi simili durante un’epidemia di influenza in molti paesi nei dintorni di Pisa.

La sua dedizione al servizio pubblico e alla medicina fu notevole e testimonia la sua straordinaria carriera e il suo impegno nella cura degli altri.

Il dottor Luigi Scabia sotto il Fascismo

Il Prof. Luigi Scabia, nonostante le sfide, continua a svolgere il suo lavoro e a mantenere cariche importanti in vari istituti cittadini. Tuttavia, cominciano a emergere segni di tensione e conflitto a causa della sua opposizione alle ideologie fasciste.

Negli anni 1927-1929, nella città di Volterra, circolano numerose lettere anonime, e il Podestà fascista si trova costretto a prendere provvedimenti contro questo vergognoso uso. Tra le vittime delle accuse anonime figura anche il Prof. Scabia, il cui carattere e formazione culturale lo rendono inadatto alle ideologie fasciste. Nonostante questo, continua a godere di stima da parte della cittadinanza e di alcune autorità fasciste e parafasciste.

Il Prof. Scabia continua a ricoprire cariche importanti in vari istituti cittadini e viene elogiato per il suo contributo in un articolo pubblicato negli Atti della R. Accademia dei Lincei nel 1928. Tuttavia, negli anni ’30, la situazione peggiora quando emergono attacchi violenti contro di lui e l’atmosfera diventa sempre più ostile. Nonostante i tentativi di mediazione, la persecuzione diventa sempre più intensa.

Alla direzione dell’Istituto Psichiatrico si susseguono i Commissari Governativi invece delle normali Amministrazioni, e il Prof. Scabia è sottoposto a inchieste e accuse infondate. Alla fine, viene messo in pensione contro la sua volontà e costretto a lasciare la sua residenza.

La morte del Dottor Luigi Scabia

Dopo essere stato messo in pensione e costretto a lasciare la sua residenza a S. Lazzero, il Dottor Luigi Scabia si trova in una situazione difficile. Si ritira in una modesta cameretta presso l’Albergo Etruria in Via Guidi. La sua salute è debilitata, e la sua mobilità è ridotta. Rimane isolato e raramente esce, segnato dalla pesante situazione che ha dovuto affrontare.

Il Prof. Scabia muore il 20 ottobre 1934, dopo una breve malattia. La notizia della sua morte è annunciata dal giornale locale “Corazziere,” che esprime le condoglianze alla sua famiglia. Anche il settimanale cattolico “l’Araldo” riconosce il contributo del Prof. Scabia all’Ospedale Psichiatrico e alla città di Volterra, definendolo un esimio amministratore.

Dottor Luigi Scabia e l'Ospedale Psichiatrico di Volterra
Dottor Luigi Scabia

La “Rivista di Psichiatria e di Neuropatologia” dedica due pagine di necrologio al Dottor Luigi Scabia e lo elogia per la sua intelligenza, fede, grande energia e arditezza, riconoscendo che, nonostante le critiche occasionali sui suoi metodi nella tecnica manicomiale, era un uomo di grande valore.

I funerali del Dottor Luigi Scabia si svolgono il 21 ottobre 1934. Il corteo funebre parte da una stanzetta dell’Albergo Etruria, dove era stato curato negli ultimi tempi con amore e gratuitamente dalla proprietaria. Nonostante le autorità abbiano imposto le esequie alle 6 del mattino, le strade di Volterra sono affollate di persone sotto la pioggia e il vento violento.

Il Dottor Luigi Scabia viene sepolto nel “Campaccio,” un settore del Cimitero Comunale di Volterra, anche se all’epoca era quasi deserto e abbandonato. La sua tomba è modesta ma diventa un luogo di omaggio e ricordo per la comunità. Ogni anno, nel giorno dei Morti, la tomba del Prof. Scabia, per molti anni, venne coperta di fiori e illuminata da centinaia di lumini, simboleggiando la luce di amore, bontà, fratellanza e speranza che aveva acceso nei cuori di tanti durante la sua vita.

Il busto bronzeo dedicato alla memoria del Dottor Luigi Scabia ©AliceCeppatelli
Il busto bronzeo dedicato alla memoria del Dottor Luigi Scabia ©AliceCeppatelli
Dottor Luigi Scabia (1868-1934)
Articoli Correlati
Altri ““, “