Un pezzo di vita, un luogo dell’anima
In una dolce mattina di aprile si incontrano due pezzi di storia, due anime unite e separate da un cancello. Io sono testimone casuale di questo incontro… osservo, ascolto, “sento”.
Il signor Franco, ottantenne, ex caposala del Manicomio;
il signor Tullio, novantenne, ultimo degli internati.
Mentre il signor F. mi racconta decine di aneddoti, alcuni tristi, altri divertenti.. mentre parla dei suoi anni passati nel manicomio ad accudire gli ospiti, imboccarli, coccolarli, sgridarli, stimolarli, curarli, amarli… aiutarli nella loro semplice piccola esistenza di prigionieri, mentre mi parla di NOF4 alias Oreste Nannetti, dei suoi graffiti come graffi nell’anima, del suo diario inciso nella pietra, dei suoi silenzi e del suo comunicare attraverso segni, mentre mi racconta della vita all’interno dei padiglioni, delle ore di libertà nel cortile…
del bicchiere di vino o della sigaretta concessi agli internati, delle loro proteste, della loro forza, della loro sensibilità, dolcezza, aggressività, immobilità, agitazione, ribellione, speranza, memoria, delle loro vite perse per sempre oppure recuperate, delle loro famiglie dimenticate… dei loro desideri, le lettere mai ricevute, le lettere mai spedite.
Di quelli più pericolosi legati ai letti con fasce alle caviglie e ai polsi, di quelli docili e silenziosi, di quelli che si credevano scienziati, ministri, re. Delle camicie di forza, delle scarpe chiodate…
Anime spesso trovate appese al cancello in cerca di una via, di una vita.
Anime.
In questo luogo e in questo tempo sono testimone di una storia passata ma sempre così viva nel ricordo di chi l’ha vissuta, di qua e di là dal cancello, una storia cosi forte, ancora nitida nei ricordi… ricordi dettagliati, precisi, spesso commoventi.
Negli occhi del signor F. leggo tristezza, nostalgia…. dolore.
Amava i suoi ospiti, amava occuparsi di loro, amava regalare una caramella in cambio di un sorriso.
Mentre accade tutto questo…. arriva, come in un fantastico appuntamento col destino, il signor T.
Ultimo degli ospiti… novant’anni e ancora la voglia di salire ogni giorno fin li’, il suo posto, la sua casa.
Rovista nell’erba, pare cercare la sua memoria perduta… risponde al mio saluto solo con una smorfia…mi avvicino, gli sorrido, lo chiamo per nome… lui mi guarda un attimo poi torna al suo “lavoro”…riordinare tutto, pulire, sistemare… Non troverà mai la sua memoria, la sua storia, la sua vita, …ma questo forse lui lo sa.
Il signor F. gli si avvicina , gli offre gentilmente una sigaretta che lui accetta senza esitare, borbotta che la fumerà poi, e se la mette in tasca.
È un attimo, poi torna a pulire, riordinare, rovistare.
Saluto il signor F. e saluto il signor T., oggi è stato un giorno speciale per me.
Ho incontrato la storia… non solo foto, finalmente, ma parole, ricordi, emozioni, sguardi, commozione, tristezza e gioia, nostalgia.
La loro casa è sempre qui, distrutta, pericolante, vuota e silenziosa… ma loro non smettono di tornarci.
La loro anima è qui, il loro cuore è qui.
Anche un po’ del mio adesso.
Manuela Innocenti, 2009
scrittrice e fotografa