Simone Cristicchi a Volterra (2011)
Data di pubblicazione:
9 Luglio 2011
Autore:
Rodolfo Tagliaferri
Anno di pubblicazione:
2011
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Simone Cristicchi a Volterra: ricordi e fotografie di Rodolfo Tagliaferri
Un evento nell’evento. Finalmente, il cantautore che aveva vinto il Festival di Sanremo nel 2007 con il brano Ti regalerò una rosa, ispirato alle lettere di Corrispondenza negata, giungeva a Volterra con uno spettacolo teatrale: C.I.M. – Nuove storie dal manicomio del mondo.
Da un anno facevo parte, come “fotografo”, dell’associazione esplorazioneurbane.it, e collaboravamo con la nascente associazione “Inclusione Graffio e Parola” e il Museo della Psichiatria di Volterra per le visite guidate ai padiglioni situati a Poggio alle Croci.
Le visite erano prevalentemente esterne e comprendevano anche l’interno del Museo.
Ci chiesero se volevamo, come associazione, far parte dello staff dell’evento.
Come potevamo dire di no!
Sabato 9 luglio 2011, nel pomeriggio, mentre decine di persone si alternavano in visite guidate ai padiglioni con Claudio Grandoli e Angelo Lippi, noi aspettavamo Simone all’interno del cortile del reparto Ferri, proprio quel cortile che ospita sui muri esterni una delle più grandi opere di Art Brut esistenti al mondo: il Muro scritto da Nannetti Oreste Fernando, in arte NOF4.
Cristicchi arrivò accompagnato dal suo staff e dai due attori che di lì a poco lo avrebbero affiancato sul palco allestito nella pista di pattinaggio sotto il reparto Charcot, Tommaso Taddei ed Emiliano Terreni (Gogmagog). Simone si guardava attorno, esplorando con lo sguardo il muro di Nannetti. A un certo punto, improvvisamente, salì su una delle panchine di pietra addossate al muro dell’edificio. Ma che cosa aveva attirato la sua attenzione? Le celle di contenzione del reparto.
Poiché lo seguivo da vicino per fotografarlo, mi chiese se fosse possibile visitare le celle all’interno del reparto. Gli spiegai che, per motivi di sicurezza, non era consentito entrare, ma allo stesso tempo pensai che, “scivolando” lungo il muro interno, avremmo potuto dare un’occhiata alle celle che lo avevano tanto incuriosito. Entrammo insieme a Dispenser TV; eravamo solo noi quattro.
Quella sera, dopo lo spettacolo, andai a salutarlo.
Nel vedermi, un sorriso illuminò il suo viso: “Il mio amico fotografo! Ma che hai portato, una Polaroid? Esiste ancora oggi?”.
Le Polaroid che scattai quella sera portano le firme di Simone e degli attori che lo accompagnarono in quella performance-evento che ancora oggi ricordo con enorme piacere.