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Scontò sette anni di carcere ed il marito morì pazzo in manicomio

Tragiche conseguenze d’un errore giudiziario

Sconto sette anni di carcere ed il marito morì pazzo in manicomio
  • Data di pubblicazione:
    4 Marzo 1963
  • Titolo:
    Scontò sette anni di carcere ed il marito morì pazzo in manicomio
  • Autore:
    Guido Guidi
  • Testata giornalistica:
    LA STAMPA

Oggi la Cassazione dovrà decidere se alla contadina di Bossolasco spetta un risarcimento pecuniario – La sua innocenza fu riconosciuta prima dell’entrata in vigore della legge che regola i compensi che lo Stato deve pagare in questi casi – Una causa piena di difficili interrogativi

Nostro servizio particolare

Roma, lunedì mattina.

Per essere riuscita a convincere tutti della propria innocenza soltanto qualche anno prima che entrasse in vigore la legge sulla riparazione pecuniaria alle vittime degli errori giudiziari, Celestina Fruttarolo, che vittima può considerarsi due volte – sia per avere scontato ingiustamente sette anni di reclusione, sia per aver perduto il marito che non resse all’idea di essere ritenuto colpevole, insieme alla moglie di un delitto non commesso – non ha diritto a nulla se non a quella piccola manciata di danaro che le fu concessa soltanto «a titolo di soccorso»!

Sarebbe stato sufficiente, infatti, che Celestina Fruttarolo fosse riuscita ad ottenere il riconoscimento della propria innocenza nel 1958 anziché nel 1957 e tutto per lei sarebbe stato molto più semplice.

Sennonché, invece in queste condizioni se qualcosa otterrà dalla Cassazione – e non sarà un’impresa facile anche se sotto il profilo umano sarebbe giusto – questo si verificherà a costo di notevole fatica.

Il conto che la contadina di Bossolasco, attualmente addetta alle pulizie all’ospedale San Giovanni di Torino, ha presentato alla Giustizia può sembrare anche elevato: 57 milioni di lire.

Ma la somma è realmente eccessiva se tiene conto che Celestina Fruttarolo è stata costretta ad una reclusione, senza alcun motivo, per sette lunghi anni?

Che suo marito, Giovanni Galliano, anche egli arrestato e condannato ingiustamente, dopo sette anni di detenzione prima di ottenere che venisse accertata la propria innocenza, impazzi e morì nel manicomio giudiziario di Volterra?

Che i suoi figli, Luigi e Maria furono allevati dalla nonna in condizioni drammatiche?

Che il piccolo podere di cui era proprietaria è andato in rovina?

Sennonché, tutto sembra congiurare contro Celestina Fruttarolo, vittima si di un errore giudiziario, ma soprattutto di un errore materiale compiuto da chi valutò in un certo qual modo alcuni elementi.

Infatti, il Procuratore Generale già ha espresso il proprio parere contrario all’istanza perché sia concesso alla contadina di Bossolasco il risarcimento previsto dalla nuova legge.

Quella di Celestina Fruttarolo è tra le più agghiaccianti storie che si siano mai verificate.

E rappresenta un caso tipico di errore giudiziario.

Dunque: la mattina del 17 marzo 1937 a Bossolasco in provincia di Cuneo viene trovato ucciso un agricoltore, Luigi Galliano.

Il suo cadavere era in fondo ad un burrone: l’assassino gli aveva spaccato il capo con una pietra e poi gli aveva rubato il portafogli.

E per questo delitto vennero accusati il figlio, Giovanni e la nuora, Celestina Fruttarolo.

Un elemento soprattutto sembrò confermare l’accusa: alcune foglie sotto il porticato della cascina dove abitavano i Galliano erano sporche di sangue.

Questo voleva dire che il vecchio Luigi era stato ucciso in casa e poi trascinato all’aperto prima di essere gettato nel burrone dove venne trovato.

Giovanni Galliano e Celestina Fruttarolo cercarono di spiegare che si trattava di un’accusa ingiusta.

Non furono creduti anche perché i loro rapporti con il rispettivo padre e suocero, per motivi d’interesse, non erano fra i migliori.

E vennero condannati: lui a 21 anni, lei a 17 anni di reclusione.

Giovanni Galliano impazzì per il dolore.

Fu soltanto nel 1944 che si ebbe la possibilità di accertare quanto fosse ingiusta la condanna dei due.

Un giovanotto del paese, Giuseppe Montanaro – sul quale in verità erano caduti anche dei sospetti subito dileguatisi – venne catturato dai partigiani e fucilato per tutti i suoi precedenti in cui la politica aveva giocato un ruolo molto relativo perché condannato per rapina, furto e omicidio.

Prima di morire, Giuseppe Montanaro confessò di aver ucciso Luigi Galliano.

E fu allora che si accertò un dettaglio: quello riscontrato sulle foglie trovato sotto il portico della cascina dei Galliano non erano macchie di sangue come i periti avevano inizialmente spiegato, ma erano soltanto la conseguenza di una fermentazione naturale.

Celestina Fruttarolo ottenne subito la liberazione condizionale, ma per suo marito tutto arrivò quando ormai era troppo tardi: Giovanni Galliano, nel 1945, era morto per il dolore.

Sennonché la contadina di Bussolasco fu costretta ad attendere sino al 1957 che ufficialmente venisse riconosciuta innocente.

Chi le avrebbe risarcito tutto ciò che aveva sofferto?

Ottenne, a titolo di soccorso, un milione e centomila lire.

Ma nel 1960 entrò in vigore una legge che regolamentava meglio i risarcimenti per gli errori giudiziari.

Sennonché Celestina Fruttarolo ha diritto a beneficiare di questa legge essendo il suo un caso precedente sia pur di poco?

Il problema che viene affrontato oggi in Cassazione è in questo interrogativo.

Un problema grave anche se il P.G. ha già espresso il parere negativo in contrario con quello dell’avv. Libois di Torino che assiste da anni Celestina Fruttarolo in questa sua terribile disavventura.

Guido Guidi

Scontò sette anni di carcere ed il marito morì pazzo in manicomio