Non medico alienista ma reduce dal manicomio
Avventure della bella Evelina concluse col furto di un anello
L’elegante e graziosa Evelina Bingallì, proprietaria di un negozio di modisteria, si è presentata nei giorni scorsi in Tribunale dove, dopo ben quattro anni, si celebrava il processo per un furto, da lei patito, di un anello valutato allora a 300 mila lire.
L’autore del furto, Luciano Facciolo, di 40 anni, abitante in via Savigliano 7, non si è, invece, scomodato: ha preferito che se la sbrigassero per lui i suoi avvocati Dagasso e Astore.
Si erano conosciuti, i due protagonisti della vicenda, in un cinema.
Distinto, elegante, d’aspetto giovanile, egli aveva fatto colpo sulla graziosa modista che non rifiuto di farsi accompagnare a casa quando glie lo propose.
Si presentò come noto professore di malattie nervose, durante la passeggiata si dimostrò un piacevolissimo conversatore ed un amabilissimo cavaliere: la bella Elena ne fu Incantata e non fece nulla per contrastare il nascere dell’amicizia; anzi, per quanto stava in lei, l’aiutò a rafforzarsi.
I loro rapporti durarono circa un anno.
Il professore — che andava in giro con una busta di cuoio contenente uno strumento per la misura della pressione, siringhe e scatole di fiale — si recava da lei ogni giorno.
Pareva sempre indaffaratissimo;
« c’è una quantità incredibile di matti — soleva dire — non ho più tempo per pensare a me e da dedicare a te ».
Egli si soffermava un po’ di più quando la modista, accusando qualche malessere, desiderava la visitasse.
Il 31 marzo del 1944, il professore sembrava più frettoloso del solito; la bella Evelina non voleva, però, che se ne andasse, senza avere espresso prima il suo giudizio su certi suol disturbi.
« Occorre una cura di olio di vaselina »,
sentenziò lo specialista dopo averle fatto una ennesima visita.
« Di questi tempi non se ne trova; come farò? » disse la modista.
« La procurerò io; fra cinque minuti ne porterò alcune boccette » rispose il professore e velocemente se ne andò.
Passò un giorno, ne passarono altri, ma non si fece più vedere.
La bella Evelina aveva frattanto constatato che era scomparso un magnifico anello; aveva avuto intenzione di venderlo, ma il professore l’aveva a più riprese dissuasa.
Insospettita dalla misteriosa sparizione del gioiello e dalla prolungata assenza dell’amico andò a trovarlo a casa sua.
Ciò che apprese dalla portinaia la riempi di amarezza: il Facciolo non era affatto professore; era piuttosto un alienato che un alienista.
Il commissario, al quale si recò a denunciare l’accaduto le precisò che il « professore » era già stato internato, infatti, nel reparto psichiatrico del reclusorio di Volterra.
Quando me usci non solo si credette guarito, ma capace, a sua volta, di curare i matti.
Il P. M. Benedici lo ha ritenuto colpevole di furto doppiamente aggravato ed ha richiesto la pena di 3 anni e 2 mesi di reclusione; il Tribunale (pres. Stililo) è stato più clemente e lo ha amnistiato.