Non sono gli stessi occhi che guardano fuori da queste finestre?
Non sono gli stessi passi che risuonano nel silenzio di queste stanze?
I cancelli sono aperti ormai, le nostre storie sono le vostre storie.
Passeggiamo nei ricordi e nel vento tra gli alberi.
Se chiudete per un istante gli occhi e ascoltate, potrete sentire le nostre storie sui sassi, nel suono degli uccelli, tra queste pareti che vi proteggono dalla realtà.Sentiteci nella luce che filtra dalle finestre o nella nebbia che sfuma i contorni del mondo.
Trovateci seduti sulle panchine a guardare il cielo e ridete con noi una domenica pomeriggio sulle seggioline del teatro.
Avvicinatevi senza inganno e senza paura, il nostro cuore è rimasto qui. E se vi farete ancora più vicini, scoprirete che è un cuore uguale al vostro, fatto di semplicità, di giorni grigi, di sorrisi, di emozioni.
E quando il vento tornerà a riposare e tutti noi torneremo ai nostri mondi, lasciate che i ricordi vi abbraccino stretti e vi rammentino che c’è una sola grande storia, senza distanze né diversità che vivrà in continuo nelle sfumature dei nostri cammini.
Le Crepe dell’Anima è uno dei libri e dei progetti a cui sono più legata.
Le Crepe sono nate nel mio cuore un attimo dopo aver varcato il cancello del manicomio di Volterra.
Sono nate o sono sempre state lì, in attesa di crescere e raccontarsi su un foglio bianco, pieno di inchiostro ed emozioni.
Dopo aver scritto le Crepe ho sentito la necessità di riprendere la ricerca delle origini, della mente e della fragilità umana.
Come sempre la vita si intreccia e si srotola consapevolezza dopo consapevolezza.
È un percorso profondo e illuminante, scrivere.
Lo è di più, però, quando i racconti sono pezzi di vita di pazienti, di anime incomprese, di cuori (apparentemente) distorti, che hanno lottato contro se stessi e contro l’esterno, quell’esterno, quell’altro che cercava di incatenarlo, di costringerlo a rimpicciolirsi.
La mente umana ha porte d’ombra così buie da perderci dentro e accessi di luce così splendenti da guidarci verso comprensioni oltre il possibile.
Entrambe le porte, tuttavia, meritano di essere ascoltate, di avere una voce piena e forte e sentita, per arrivare a tutti, anche a coloro che si rifiutano di accogliere la diversità.
La bellezza di ognuno di noi è la nostra unicità, ecco perché è necessario raccontare, guardare oltre, sperimentare altre prospettive, essere sensibili a ciò che non si comprende.
Attraversare i padiglioni e sentirli nelle ossa mi ha guidata fin qui, fino alle profondità sconosciute della parola, e lì ho sentito la Libertà, una libertà folle e viva e sensibile e fragile e mia.
Il libro parla di loro: di tutte le Voci rimaste impigliate tra i rami degli alberi, tra le alte finestre, tra i corridoi colorati di rosa, tra le grandi stanze dei padiglioni piene di vento.Sono storie arrivate sul foglio, sono storie senza nome, ma sono storie e voci che ricordano di non giudicare e di accogliere.
E ora arriva la domanda più difficile di tutte: Chi sono?
Ho vissuto metà della mia vita cercando chi fossi.
Ognuno di noi ha una storia da raccontare, la mia è una storia nata a Pomarance, perdutasi tra le strade di Bibbona, poi di San Dalmazio, poi nei vicoli mozzi di Volterra e adesso tra le valli silenziose di Lajatico.
Sono Sara Fabiani e tra tutte le sfumature della vita, quella che mi aiuta ad esprimere le emozioni è quella che amo di più.
Mi piacciono le emozioni.
Mi piace trovarle, assaporarle, dare loro un colore, osservarle da vicino, sentirle piano piano accoccolarsi dentro di me.
Scrivere mi rende parte del mondo e tra un percorso olistico e uno di arte-terapia, sto portando avanti i miei nuovi progetti di scrittura e i miei corsi di scrittura emotiva per bambini e adulti.
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