Frecciate e Pizzicotti
Maiale nero?
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Data di pubblicazione:18 Aprile 1909
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Titolo:Frecciate e Pizzicotti
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Testata giornalistica:Gazzetta pisana
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Questo titolo che quale atroce ingiuria al sacerdozio, leggesi sopra uno dei famosi libri del Notari, i quali ebbero uno straordinario successo di réclame, abbiamo voluto porre a capo di questo articolo, non per ribadire la plateale allusione ad una casta che pur conta tra i pochi indegni, molti animi nobili e generosi, ma per narrare in antitesi le ignorate traversie e la fine miseranda di un povero prete, vero Sacerdote di Cristo, ridotto per spirito di vera carità a morire povero ed ignorato in manicomio.
Intendiamo parlare della morte, avvenuta pochi mesi fa di Don Ettore Macchia nel manicomio di Volterra.
Questo colto sacerdote poliglotta, frequentò, se non erriamo, molti anni sono, la facoltà Teologica della nostra Università!
Prete buono e modesto, viveva a S. Giusto in Cannicci, esercitando la sua missione sacerdotale fra triboli e stenti.
Don Macchia è morto povero.
Questo pio sacerdote riceveva con cortesia qualunque disgraziato che si dirigeva a lai per soccorso.
La sua tremula mano, oltreché impartire la benedizione, si stendeva pietosa in aiuto del misero e dava non solo quello che il Vangelo comanda, cioè quod superest, ma anche di più.
Si racconta che ridotto per questa sua liberalità alla più squallida miseria, carico di debiti, bersagliato dall’usciere del Tribunale e da strozzini crudeli e rapaci, il disgraziato prete, smarrisse la ragione e venisse ricoverato al manicomio di Volterra! Povera vittima ignorata di carità cristiana!
Cuore nobile e generoso, contrasta terribilmente coi falsi filantropi umanitari di nostra conoscenza, incensati dagli organetti pisani della pubblica opinione e proclamati « benefattori democratici! »
Costoro, soliti a degnarsi dopo qualche ora di anticamera di elargire un sussidio di pochi soldi ai bisognosi, non fan distinzione tra i postulanti di mestiere e chi per dura necessità del momento è costretto rivolgersi a loro, Il maiale nero che forma oggetto dei nostri appunti fugaci non ha, viva Dio, nulla da vergognarsi al confronto di certi « asini d’oro ».
Animale per animale non esitiamo nella scelta!
Dio voglia che qualche superuomo, non faccia all’opposto per l’innata avarizia la fine, e certo senza pubblico rimpianto, del disgraziato e povero Don Macchia!