Achille Longhi (1895 – 1942)
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nome:AchilleLonghi
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status:Disegnatore e giornalista sportivo
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nascita:1895La Spezia
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morte:6 dicembre 1942Volterra
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motivo di morte::Enterite
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sepoltura:
Cimitero comunale di Volterra
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reparto:
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genitori:Cesare LonghiVittoria Schiavon
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Autore dell’articolo:Andrea Bini
A mia nonna Lucia…
Non è facile raccontare questa storia, non so da dove iniziare, ma vedo di farlo nel migliore dei modi per rendere giustizia e memoria a una persona che non ho conosciuto ma che è comunque parte di me… come di tutti noi.
Achille Longhi, classe 1895, nato e vissuto a La Spezia, marito di Emma Dasso e padre di due bambine, mia nonna Lucia e sua sorella Fernanda.
Disegnatore presso l’Arsenale Militare e saltuario giornalista sportivo (“Lo Sportivo” di Parma) nonché calciatore amatoriale.
Riformato dall’esercito nel 1915 per un difetto di vista, può non partire per la guerra ma non può immaginare cosa gli riserva il destino.
Un giorno, senza segnali premonitori, si reca in una banca della città (Banca Naef, Ferrazzi, Longhi & c. sas) dando in escandescenza per la cattiva gestione della stessa, fino a quando la direzione non chiama la polizia.
Dopo essere stato arrestato fu frettolosamente dichiarato pericoloso per sé e per gli altri, etichettato come “demente” e trasferito in osservazione a Volterra per poi entrare definitivamente il 22 giugno 1931 nel frenocomio di San Girolamo.
Diagnosi: psicotico paranoide (schizofrenico?)…
Mia nonna aveva 3 anni, sua sorella 6, la moglie 36.
Moglie, figlie e suocero (vedovo) distrutti dal dolore.
Una storia lunga quasi un secolo, che ha segnato profondamente la famiglia e che ha coinvolto tre generazioni.
La vergogna, il silenzio…
Nascondere di avere un “pazzo” in famiglia…
Un tema così delicato quello della salute mentale che ancora oggi si fa fatica ad accettare e affrontare.
Ricoverato all’interno del manicomio per 11 anni, della sua vita non sappiamo molto, se non che ne è uscito solo da morto la sera del 6 dicembre 1942.
Nel corso di quei lunghi anni di internamento è stato spostato in vari padiglioni, come il Kraepelin, il Biffi e lo Charcot.
Achille viene descritto come apatico, anaffettivo, insocievole con momenti di crisi deliranti a sfondo persecutorio…
Si rifiutava a volte di mangiare per paura di essere avvelenato.
Numerose le lettere della famiglia rivolte alla direzione per informarsi sullo stato di salute, sperando in un miglioramento che non avverrà mai; poche le visite, che alla fine verranno sconsigliate per gli effetti di instabilità che provocavano.
E così passano i mesi, gli anni… Anni importanti in cui in Italia e nel resto del mondo avverranno eventi tragici, la seconda guerra mondiale e tutto quello che comporta… (Achille ed Emma avevano già sofferto le difficoltà della prima guerra mondiale).
La famiglia sfollata da La Spezia, per paura dei bombardamenti in quanto città portuale militare, a Monsummano Terme, che vide tra l’altro il passaggio della Linea Gotica.
Qui la famiglia viene ospitata per un lungo periodo dalla sorella della mia bisnonna.
Nella sua grande casa, al piano terreno, verrà poi insediato un comando dell’esercito tedesco, con altre desumibili difficoltà e paure.
La storia di Achille non viene dimenticata, ma tenuta segreta, forse in qualche modo rimossa, ma che in realtà è lì e che con prepotenza chiede di essere raccontata.
Nel 2014 mia nonna, dopo aver sofferto ciclicamente nel corso degli anni di depressione e attacchi d’ansia ed essere rimasta vedova a 86 anni, tenta il suicidio… Ero al terzo anno di Università in procinto di laurearmi, fui io a salvarla…
È impressionante come eventi così lontani nel tempo, come quelli che hanno riguardato mio bisnonno Achille, possano ripercuotersi sulle vite degli altri, come se fossero legate da un filo invisibile.
Io venni a conoscenza di questa storia in maniera del tutto casuale, quasi per “errore” e a due passi da quella che ancora non sapevo fosse stata la prigione del nonno di mio padre Francesco.
Fu proprio lui infatti a tradirsi la notte di Capodanno a Volterra, in camper, ero un ragazzino alle soglie
dell’adolescenza incuriosito da un luogo tanto misterioso come il manicomio…
Iniziai a far domande e quello che venne fuori mi spiazzò perché di Achille fino a quel momento non ne sapevo niente…
Comunque anche lui, come mia zia Laura del resto, hanno saputo di questa storia del nonno in maniera analoga…
Un segreto che pesava e che in qualche modo ha condizionato le vite di più generazioni.
In seguito al breve ricovero di mia nonna in psichiatria dopo il tentativo di suicidio fu il cugino di mio padre (Andrea anche lui) in un primo momento ad interessarsi del passato di nonno Achille, contattando l’Asl di Volterra che conserva ancora le cartelle cliniche dei ricoverati all’interno del manicomio, riuscendo a recuperare quella del mio bisnonno.
Da questa si è aperto un mondo ed è stato possibile ricostruire almeno in parte la storia di Achille.
Non è stato un processo facile, soprattutto perché dalla scoperta della cartella in poi questo sviluppo si è dolorosamente arenato di nuovo nel corso degli anni…
Anni in cui mia nonna Lucia ha ritrovato la serenità perduta, fino alla sua morte avvenuta nel 2020.
Da allora ho sentito la necessità di visitare quei luoghi di sofferenza dove era stato rinchiuso, di fotografarli, di sapere di più sulla sua storia e gli altri ricoverati, non per capriccio personale o morbosità ma per un processo ben preciso che piano piano si è delineato nella mia mente e che mi ha portato a fare certe scelte.
Ricostruire la storia per chiudere il cerchio; riabilitare la memoria di una persona che è stata dimenticata da tutti, dalla società, dalle istituzioni, in un certo senso dagli stessi familiari.
Come Achille migliaia di pazienti sono passati da Volterra, spesso spogliati della loro dignità come esseri umani, i diversi… cavie per esperimenti, vergogna sociale, etichettati,
bollati…
Basta vedere le tombe anonime del Sanfinocchi… privati anche del loro nome.
In qualche modo rendendo pubblica questa storia di famiglia mi sembra di dare voce a chi voce non ne aveva, di rendere giustizia e pace a chi in quei padiglioni ora vecchi e fatiscenti ha sofferto tanto.
Per non dimenticare chi per troppo tempo è stato dimenticato, lasciare una testimonianza per sensibilizzare l’importanza della salute mentale e soprattutto affinché se ne parli senza vergogna.
E fa strano che tutt’oggi si faccia così tanta fatica, anche a guardare al passato, a tirar fuori scomode verità per qualcuno.
La cartella clinica di Achille è stata fondamentale per ricostruire a grandi linee la sua storia all’interno del frenocomio di San Girolamo, numerosi sono ancora i punti oscuri sulla vicenda, sui fattori scatenanti il disturbo psichico, molte le domande relative al percorso tra i padiglioni e molte altre riguardanti le cause della morte.
Muore ufficialmente, come riportato, nel dicembre del ’42 per marasma da esaurimento accompagnato da enterite, in seguito a un evento di psicosi paranoide.
All’Ufficio Servizi Cimiteriali di Volterra dagli archivi risulta quanto segue:
Longhi Achille (figlio di Cesare) di anni 47, inumato nella sepoltura n.177 campo comune “viale trasversale”, cimitero di Volterra, 8 dicembre 1942 ore 12
L’autorizzazione alla sepoltura è la n. 934 II° B del 1942.
Non vi sono annotazioni di successive traslazioni, quindi, essendo la sepoltura di campo comune, con molta probabilità dopo dieci anni è stato esumato e i resti collocati nell’ossario comune.
Riguardo la posizione della sepoltura, in tutti questi anni la disposizione dei quadri delle sepolture a terra e dei vialetti ha subito variazioni; inoltre non esiste o non è stata conservata alcuna planimetria del campo comune, quindi non c’è modo di risalire a quella che era l’ubicazione esatta del posto.
Semplicemente è andato disperso…
Probabilmente non sarebbe rimasta memoria di questa storia senza una testimonianza scritta, spero con questo lavoro di aver contribuito con un piccolo tassello che fa parte di un universo più grande a riabilitare il ricordo e l’immagine di una Persona, sperando che questo possa servire come spunto costruttivo di riflessione a chi avrà la pazienza e la voglia di leggere queste righe.
Andrea Bini
Pisa, Aprile 2024
Le fotografie del manicomio di Volterra realizzate da Andrea Bini, autore del testo e bisnipote di Achille Longhi
© Tutte le immagini di questo articolo sono di proprietà dei familiari di Achille Longhi.
In calce, desideriamo esprimere la nostra gratitudine ad Andrea Bini e alla sua famiglia per aver voluto condividere con noi la storia di Achille. Grazie per averci permesso di conoscere questa vicenda e di riflettere sul tema della salute mentale e delle sue conseguenze sulle famiglie nel corso del tempo.
Grazie!