A.A.A. Professore Offresi
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Anno:
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Data di pubblicazione:12 Dicembre 1984
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Autore:Bino Bernardini
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Testata giornalistica:Volterra
Un’altra avventura di Stevens Roger Peter
Dopo aver fatto credere di essere un fisico nucleare, lo straordinario ospite dell’ospedale psichiatrico non si dette per vinto.
Riceveva lettere, accompagnate da dollari e sterline, da signorine in cerca di marito e da vedove
che volevano rifarsi una vita.
Per le donne, ma anche per due maglioni, fu seguace e anticipatore di Valentino.
I fatti che ci apprestiamo a raccontare sono realmente accaduti anche se il tempo ne attenua, di anno in anno, il ricordo.
Cappellano dell’ospedale psichiatrico era alcuni anni or sono, il povero padre Lino, un frate francescano che conosceva alla perfezione l’inglese per essersi laureato in lingue ma soprattutto per aver soggiornato, parecchi anni, in Inghilterra e specialmente a Londra.
A lui si rivolse il professor Simonini per scoprire le ragioni per le quali, ogni giorno, dai paesi anglosassoni, arrivavano al ricoverato Stevens Roger Peter pacchi di corrispondenza, tra cui lettere contenenti perfino dollari e sterline in banconote di medio e di piccolo taglio.
Al frate fu sufficiente dare un’occhiata alla posta in arrivo e a quella in partenza per venire a capo dell’inesplicabile storia.
Tutti i giorni, Stevens, con metodica puntualità, scriveva appassionate lettere a signorine in cerca di marito o a mature vedove disponibili a rifarsi una vita, scegliendo gli indirizzi sugli annunci economici pubblicati dai giornali di lingua inglese.
Queste lettere, in pratica, contenevano vere e proprie proposte di matrimonio e terminavano tutte, invariabilmente, con richieste di denaro, giustificate di volta in volta in maniera diversa.
Nel complesso, il contenuto di questi scritti appariva così verosimile e convincente che un giorno, senza preavviso, si presentò al portiere dell’ospedale, una signorina che era venuta apposta dagli Stati Uniti d’America per convolare a nozze con il professor Stevens.
Quando le fu spiegato, con il dovuto tatto, che non esisteva nessun professor Stevens e che questo nome corrispondeva invece a quello di un malato di mente, ricoverato in ospedale psichiatrico, la signorina non voleva assolutamente crederci e ci volle del bello e del buono per convincerla a ripartire rinunciando ad incontrare il suo “spasimante”.
Per far cessare questo illecito traffico postale, padre Lino escogitò un sistema pratico ed efficiente anche se poco ortodosso.
Le lettere inviate da Stevens nei paesi esteri prima di essere inoltrate, venivano aperte, incrociando contenuto e indirizzi, in modo che, ad esempio, la promessa di matrimonio fatta ad una signorina giungesse ad una un’altra e viceversa.
Con questo metodo fu raggiunto un risultato quasi immediato: le poche lettere ricevute da Stevens, nelle settimane successive, anziché contenere delle banconote erano piene di insulti e di insolenze di ogni genere.
Un altro episodio su cui ci sembra che valga la pena soffermarsi è quello accaduto a Tombolo presso Livorno.
Qui, una mattina di primavera, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, un taxi si fermò proprio davanti alla sentinella esterna del campo militare americano.
Ne scese un uomo, elegantemente vestito, che dopo avere dato un lauto compenso all’autista che l’aveva accompagnato, si rivolse al militare di guardia presentandosi, in perfetta lingua inglese, come il figlio del comandante del campo, venuto apposta dall’America per rivedere il padre dopo un lungo periodo di lontananza.
La sentinella, senza esitazioni, chiese, per telefono, opportune istruzioni all’ufficiale di servizio.
Questi rispose che il comandante era provvisoriamente assente ma che il figlio poteva liberamente entrare all’interno del campo.
Poco dopo, una jeep guidata da un sergente, accompagnava il nuovo venuto fino all’appartamento privato del comandante dove un sotto-ufficiale lo attendeva per chiedergli se avesse desideri da esprimere.
Il visitatore fece presente che, dopo il suo arrivo dagli Stati Uniti d’America, non aveva ancora toccato
cibo.
Immediatamente fu accompagnato alla mensa ove poté rifocillarsi a volontà.
Più tardi, dopo aver mangiato e bevuto, il nuovo arrivato chiese in prestito, al suo accompagnatore, cento dollari in biglietti di piccolo taglio giustificandosi col dire che, durante il viaggio, non aveva avuto il tempo di cambiare alcuni assegni.
Alla fine della giornata, Stevens Roger Peter (di lui, infatti, si trattava) faceva tranquillamente ritorno nell’ospedale psichiatrico di Volterra con una bottiglia di whisky in una mano ed una stecca di sigarette americane nell’altra.
Un altro avvenimento che riportò alla ribalta il nostro “eroe” fu il seguente.
Su iniziativa delle province di Pisa e di Livorno che avevano in ospedale psichiatrico il maggior numero di ricoverati, i familiari dei malati venivano accompagnati a Volterra, una volta al mese, per rivedere i loro
cari.
I pullman, appena arrivati in ospedale, si fermavano davanti alla direzione sanitaria dove, immancabilmente c’era ad attenderli un uomo distinto, vestito in doppio petto “principe di Galles” che, dopo essersi presentato come psichiatra, si metteva a completa disposizione di chiunque avesse avuto bisogno di informazioni relative ai ricoverati.
Per questo servizio, alla fine della giornata, l’uomo riceveva un adeguato compenso dai familiari dei degenti.
La cosa andò avanti per qualche mese poi si scopri che non si trattava di un medico ma di Stevens Roger Peter che aveva escogitato questo imbroglio per trarne un po’ di denaro.
Per la verità, non tutte le imprese di Stevens si basarono sempre sul raggiro e sull’inganno.
Una volta, ad esempio, egli volle partecipare ad un concorso, promosso da una importante rivista femminile, nel quale si richiedeva la presentazione di modelli per la creazione di nuovi pullover.
Ebbene, i due modelli inviati da Stevens, conquistarono, con pieno merito, il primo e il secondo posto tanto che entrambi furono pubblicati, con giusta evidenza, sulla stessa rivista che aveva avuto l’iniziativa del concorso.
Il fatto suscitò una generale ed immediata simpatia per il ricoverato che, nell’occasione, fu anche intervistato da alcuni giornalisti.
Purtroppo, proprio nel momento in cui un numero sempre crescente di persone si stava interessando di lui, arrivò l’ordine di strasferimento e cosi Stevens Roger Peter se ne andò quasi all’improvviso, così come da un giorno all’altro era arrivato…
Bino Bernardini